Hollywood e i cocktail
Sean Penn e il Bloody Mary
Geniale, anticonformista, a volte turbolento, ma
simpatico e generoso (si è adoperato moltissimo per la popolazione di Haiti
dopo il terremoto, così come aveva fatto per gli abitanti di New Orleans dopo
la tragedia dell’uragano Katrina) Sean Penn, attore e regista, per quanto
riguarda i cocktail, ha una passione per il Bloody Mary, o forse ne è rimasto
conquistato alcuni anni fa, al Bar
del Four Season di New York, dopo aver assaggiato un Bloody Mary un po’ diverso
dal solito. Così tutte le volte
che ci tornava, ordinava immancabilmente un Bloody Mary. Finché un giorno
chiese, al bar manager dell’epoca, Daniele Confalonieri, cosa avesse quel Bloody
Mary che lo rendeva così diverso e, detto fatto passò dall’altra parte del
bancone, e non se ne andò sino a quando non l’ebbe imparato.
Abbiamo incontrato Daniele Confalonieri a Milano poco
tempo fa (e presto vi parleremo di lui), e ci ha svelato (in parte) il mistero.
Sì perché il Bloody Mary è uno dei drink di cui esistono più versioni, tanto che, a parte quella considerata
classica, volendo, ogni bar può avere la sua. Così Daniele Confalonieri ci ha rivelato
solo qual è l’ingrediente particolare che rendeva il Bloody Mary che è piaciuto
a Sean Penn, così gustoso, ma non come si fa. Ecco perché, secondo noi ad un
certo punto Sean Penn ha scavalcato il bancone e non se ne è andato sino a
quando non glielo hanno insegnato. (Capito la lezione? Certo se non vi chiamate
Sean Penn magari chiamano la sicurezza…)
Infatti del Bloody Mary non solo ne esistono più versioni
con vodka, che è quella classica,
ma anche una con Gin, una con Tequila e molte altre. Ma per farvi capire
meglio, come stanno le cose dobbiamo tornare alla storia del Bloody Mary, che
più che un long drink, viene classificato come un “brunch aperitif”, o più
sovente un: “pick-me-up”, ossia uno di quei drink che gli anglosassoni usano
bere, a qualsiasi ora del giorno, anche al mattino, per schiarirsi le idee dopo
una notte di baldoria.
Sulle sue origini girano molte storie, alcune leggendarie
e questo è uno degli aspetti più affascinanti dei cocktail, spesso legati a
barman giramondo che grazie a un drink entrano nel mito.
E’ il caso del francese
Fernand “Pete” Petiot barman a Parigi, al quale viene ufficialmente attribuita
la creazione del Bloody Mary, che
al “Harry’s New York Bar” uno dei primi American Bar, nel 1920-21,
preparò per un suo aficionado cliente. Quanto al nome c’è chi dice che derivi
dalla Regina d’Inghilterra, Mary Tudor I, soprannominata "Mary la sanguinaria",
ma Pete in un’intervista raccontò che il suo cliente che era di Chicago,
sorseggiando il drink, gli aveva detto che gli ricordava Mary, una cameriera
del “Buckett of Blood”, un bar della sua città. Ma la ricetta del Bloody Mary,
che all’epoca prevedeva tanta Vodka quanto succo di pomodoro, sarebbe stata
completata solo anni dopo in America. Infatti, nel 1934, dopo la fine del proibizionismo, ritroviamo
Petiot, barman all’Hotel St.Regis di Manhattan, dove aveva come cliente fisso
il gangster Frank Costello e si dice che abbia servito tutti i presidenti degli
Stati Uniti salvo Lyndon B. Johnson. Comunque sia Petiot all’epoca era il
barman più famoso di New York, e, al King Cole Bar, il suo drink era
richiestissimo soprattutto dopo che il Principe Russo Serge Obolensky lo ordinò
con una doppia dose di spezie e Pete ebbe l’idea di aggiungere alla ricetta il
Tabasco.
Ma nel 1935
il padrone dell’Hotel, decise che “Bloody Mary” suonava troppo volgare, e
impose a Petiot di cambiargli nome e il drink diventò: “Red Snapper” e il gin
sostituì la Vodka, che all’epoca era poco conosciuta e ancor meno distribuita,
in America.
La ricetta del “Red Snapper” venne pubblicata per la
prima volta dal Cocktail Guide and Ladies Companion di Crosby Gaiger nel 1941 ed è la seguente:
2 oz di succo di pomodoro
1/2 cucchiaino da Tè di salsa Worchestershire
1 pizzico di sale
1 pizzico di pepe di cayenna
Uno spruzzo di succo di limone
Sale, pepe rosso a piacere
Il tutto in uno shaker, e dopo aver ben shakerato servire
in un bicchiere Delmonico.
Ma gli
esperti, che hanno ricostruito la storia dei liquori e quella del succo di
pomodoro, nonché le vicende politiche dei due paesi, hanno trovato molte
discrepanze nella storia di Petiot dove c’è senza dubbio del vero, ma esiste anche un’altra storia,
raccontata dall’attore George Jessel (una stella nel “Walk of Fame”) che negli
anni 1920 calcava i teatri di Broadway, e lavorava per il cinema con un certo
successo, oltre ad essere un famoso organizzatore di feste e di eventi, ed un
inveterato gaudente. Jessel, nella sua autobiografia: “The World I Lived In!”,
racconta proprio come nel 1927, a Palm Spring abbia Inventato il Bloody Mary.
Fu dopo una notte di bisboccia a base di champagne, nelle pieghe di un aristocratico torneo di Softball con l’elite locale, e dovendo tornare sobrio per poter scendere in campo, dopo aver tentato con vari miscugli anti sbronza, provò con della vodka, (un liquore che all’epoca “nessuno voleva e che puzzava di patate marce”) e per coprirne l’odore ci aggiunse del succo di limone e del pomodoro. Fu sufficiente qualche sorso di quella mistura “per fare piazza pulita di tutte le farfalle che ci ronzavano in testa” scrive convinto l’attore.
Fu dopo una notte di bisboccia a base di champagne, nelle pieghe di un aristocratico torneo di Softball con l’elite locale, e dovendo tornare sobrio per poter scendere in campo, dopo aver tentato con vari miscugli anti sbronza, provò con della vodka, (un liquore che all’epoca “nessuno voleva e che puzzava di patate marce”) e per coprirne l’odore ci aggiunse del succo di limone e del pomodoro. Fu sufficiente qualche sorso di quella mistura “per fare piazza pulita di tutte le farfalle che ci ronzavano in testa” scrive convinto l’attore.
Nel 1946 il libro Stork Club Bar Book di Lucius Beeber riporta la seguente ricetta del Bloody Mary:
3 oz di Vodka
6 oz di Succo di Pomodoro
2 spruzzatine di Angostura Bitter
1/2 limone spremuto
Shakerare con ghiaccio e servire in un Highball freddo.
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