“Nostra intervista con il Duca del martini”
-Sign. Micelotta quali sono le 5 qualità di un bravo Barman?
Secondo me dovrebbe essere bello come Robert Redford;
laureato in sociologia; avere almeno tre milioni di sterline in banca; e avere
anche l’umiltà e la disponibilità, obbligatorie in questa professione. Sembrano
dei paradossi, ma se uno ha tutte queste cose, che è impossibile, allora può
veramente fare questa professione in modo perfetto. Deve saper ascoltare molto
e deve, come un pugile, essere capace d’incassare ogni genere di colpo ai
fianchi e poi con eleganza, saper mettere a segno un “knock-out” finale.
-Quanti Cocktail Martini ha preparato nella sua vita?
Almeno 500.000 in questi 40 anni di carriera. Ho iniziato
ragazzo al Savoy di Londra, quando c’era come cliente Franck Sinatra che
cantava al Royal Festival Hall dall’altra parte del Tamigi.
-Lei ha servito anche la Regina Madre vero?
Sì, veniva al Dukes, quasi tutti i pomeriggi alla stessa
ora, senza protocollo, era già più che novantenne, con alcune persone del suo
seguito e le piaceva sorseggiare un Pink Gin. Lei lo voleva preparato con il
Plymouth Gin, di una distilleria del Devon, la più antica d’Inghilterra.
Gin Plymouth e una goccia di Angostura bitters in un
bicchiere Paris Goblet con una goccia di “plain water” acqua senza gas.
-E Pierce
Brosnam, amava il Viper Martini come 007, o il Cocktail Martini? E lei?
Pierce
Brosnam, come richiedeva il suo ruolo di 007, lo voleva shakerato, però non si
dovrebbe mai shakerare questa ricetta perché, come dicono gli inglesi: “you
bruise the gin”, si provoca i lividi al gin.
Lui aveva “the licence to kill” ed
io, come mi divertivo a ripetergli, avevo “the licence to chill”. Io bevo il
martini nel mio giorno di riposo, in versione vodka. Ma le confesso che sono
anche un bevitore di champagne, come Fleming, amo il Bollinger.
Nessun commento:
Posta un commento